La Divina Commedia tra traduzione e versione. I tentativi della lingua slovena
L’autrice ha effettuato un esaustiva ricerca sulla Divina Commedia a partire dai tentativi di traduzione della stessa in lingua slovena, alla sua diffusione nel sistema accademico sloveno e come è stata recepita dallo stesso.
Dante: il mistero dell’erma scomparsa.
L’autrice esamina la vicenda dell’erma di Dante nella città di Capodistria, allora Italia. “Si scelse di collocare l’erma nel giardino del Belvedere, un posto che ci svelerà tutta la sua “magia” quando parleremo di Dante. Arrivò poi il giorno in cui questa erma doveva essere inaugurata, ed era il 21 ottobre 1929. L’opera era firmata dallo scultore Giovanni Mayer, e all’evento parteciparono i rappresentanti del Senato e della Camera dei Deputati di Roma, delle provincie di Trieste e dell’Istria, i podestà di diverse città e delegati di numerose associazioni ed enti. Un grande evento coronato da discorsi solenni e promesse di un futuro all’insegna dell’illustre esempio.Il busto è rimasto nel giardino, almeno sino al 1945, posto di fronte al Belvedere.”
Dante: Mostra filatelica a Capodistria.
L’Inferno di Dante come non te l’aspetti, raccontato attraverso i francobolli e altri oggetti postali come annulli (i timbri, per intenderci) e cartoline. Oltre quattrocento fogli realizzati da collezionisti che insieme hanno rivisitato la prima cantica del capolavoro dantesco.
I DUE CODICI E LA TRADIZIONE DEL COMMENTO RAMBALDIANO ALLA DIVINA COMMEDIA. PIETRO CAMPENNI DA TROPEA E IL SUO SOGGIORNO A ISOLA D’ISTRIA
Pietro Campenni, originario di Tropea, durante il suo soggiorno a Isola d’Istria e come cancelliere del podestà, appassionato dantista copiò due volte il commento alla Divina Commedia dantesca. Si tratta del commento di Ben- venuto da Imola che dette origine a due manoscritti ora custoditi uno presso la biblioteca Nazionale di Parigi e l’altro presso la biblioteca nazionale Marciana di Venezia. Questi due codici, nati alla fine del XIV, non furono mai posti a confronto l’uno con l’altro questo perché il marciano ritornò all’Italia appena nei primi anni Trenta del ‘900 e fu definito semplice copia del parigino. Questo studio ne definisce le similitudini e le differenze.
Mai posti in confronto dagli studiosi e perciò erroneamente definiti “gemelli”, la studiosa ne ha determinato la natura comune ma anche le differenze che fanno pensare ad un “codex interpositus” o comunque ad un “antigrafo”.
Il commento di Jacopo della Lana al “Purgatorio”
Nonostante l’importanza del commento di Jacopo della Lana alla Divina Commedia, di cui esistono tre edizioni a stampa, ad oggi non abbiamo ancora un testo sicuro. Tenendo conto del nuovo approccio, recentemente tentato dal Volpi, e partendo dagli studi dello Schroeder, la presente opera, pur non essendo un’edizione critica, costituisce un primo passo verso la ricostruzione filologica del commento lanèo. Non potendo al momento ricorrere al codice Francofortese rci β, l’autrice ha effettuato una trascrizione, sostanzialmnte fedele alla grafia veneziana, del codice Vaticano ottoboniano 2385, utilizzando il codice Riccardiano Braidense (di mano bolognese) per gli emendamenti: due manoscritti non facilmente sistemabili in uno stemma, che sono con ogni probabilità indipendenti e che potrebbero risalire a un esemplarecomune.